Gastronazionalismo - Analisi Critica delle Indicazioni Geografiche

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Il libro vuole dare una lettura alternativa e critica delle indicazioni geografiche tipiche, una delle grandi ricchezze italiane che ha però portato ad uno svuotamento dell'identità gastronomica nazionale, soprattutto per alcuni prodotti (uno fra tutti, l'Aceto Balsamico).

Autori:
-Michele Antonio Fino, docente di diritto romano e dell'antichità e di legislazione alimentare presso l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN), con all'attivo decine di pubblicazioni e che collabora con diverse riviste tecniche legate all'agricoltura;
-Anna Claudia Cecconi, neolaureata presso l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in Gestione del patrimonio gastronomico e turistico, ha collaborato con Slow Food per "La guida agli extravergini Slow Food" ed è business developer presso
Too Good Too Go

-Andrea Bezzecchi, titolare di Acetaia San Giacomo e Surbir.it, contribuisce da pagina 197 a fare chiarezza sul mondo dell'Aceto Balsamico e l'ipocrisia di alcune denominazioni.

"C’è un aspetto non secondario in quel panorama europeo contemporaneo che va frantumandosi: il cibo. L’Unione Europea da quasi trent’anni ha una politica unica al mondo per proteggere le proprie specialità, ma le ragioni per farlo sono decisamente cambiate nel tempo. All’inizio si trattava di una misura necessaria ad evitare la frammentazione del quadro continentale, a prevenire la corsa di ogni Paese a fare, come già era accaduto per i vini, le proprie categorie, le proprie regole, i propri stili. Poi è cambiato tutto: il cibo è diventato un pezzo fondamentale della nuova identità nazionale: quella che non è fatta per comporsi in un mosaico di diversità che creano il futuro ma per contrapporsi ad altri identikit, veri o inventati, con il solo scopo di affermare la propria petite patrie, a scapito dell’Europa. Questo libro propone una rilettura critica dell’Europa contemporanea alla luce delle problematiche dell’integrazione e del dilagare di fenomeni populisti e nazionalisti, all’interno dei quali è frequente il ricorso alla cultura e alla gastronomia come fattori identitari. Attraverso un’analisi delle regole, ma con le orecchie tese ai nuovi discorsi gastronomici e uno sguardo interdisciplinare, è possibile evidenziare i limiti europei nel costruire un’identità comune, suggerendo un approccio teorico differente al concetto di origine per un decisivo cambio di paradigma. Perché, quando parliamo del nostro cibo, dovremmo sempre ricordare che l’aggettivo non è possessivo."

Editore: People

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